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mercoledì 10 aprile 2013

LA CRISI ECONOMICA: SUBIRE O COMBATTERE?



mentre le preoccupazioni dell’uomo medio contemporaneo riguardano il campionato di calcio o il dubbio sul vestito da indossare, in tutta Europa infuria la crisi economica causata dallo spietato capitalismo finanziario. Il nostro mondo e la nostra società periscono nelle mani di banche, creditori e speculatori del libero mercato. I politici di partiti neoliberali e democratici “lavorano” solo per i propri interessi,  i funzionari dei governi vendono l’anima alle grandi imprese per un lavoro futuro in tali società.

Le comunità occidentali sono degenerate sotto l’influenza degli oligarchi, la commercializzazione della cultura e la grande influenza dei mass media. Quando la società si sveglierà finalmente dal suo fascino per l’intrattenimento, capirà di essere governata da una struttura di potere oppressivo, di essere vincolata agli obblighi di stanziamenti e che i fast food ed il consumismo hanno preso il posto della tradizione.

Il capitalismo finanziario è il nemico di tutti gli esseri  umani  (e non). Nella società attuale questo diventa chiaro per un numero sempre maggiore di persone. Sempre più paesi cadono prede nelle grinfie di questo potere devastante. Negli ultimi dieci anni abbiamo visto molti paesi impoverirsi, mentre altri paesi sono già in coda per buttarsi nel burrone prodotto dalla mafia dei mercati finanziari.

Le banche hanno venduto dei crediti a richio agli stati europei, dei quali sapevano che non sarebbero mai stati rimborsati. Pertanto, questi paesi sono stati costretti ad acquistare sempre più crediti, per pagare gli interessi dei prestiti precedenti. Accanto a tutto ciò, sono costantemente sotto pressione le agenzie di rating, che provocano continuamente un ulteriore regresso, rendendo l’interesse ancora più alto per i prestiti futuri. A lungo termine questo processo rende praticamente impossibile il pagamento dei debiti.

Ciò ha portato ad un numero crescente di paesi che devono essere “salvati” dall’Unione Europea. Le condizioni del FMI, BCE e UE, per i paesi costretti ad accollarsi nuovi prestiti, rendono schiave le popolazioni ed impossibile la vita. Una guerra di classe si scatena aumentando le tasse, vendendo siti turistici, distruggendo il benessere, vendendo i terreni pubblici o porti (vedi il porto di Pireo in Grecia): tutte cose che stanno facendo. Solo la borghesia può ancora vivere una vita normale in paesi che soffrono il debito, mentre i proletari possono solo cercare di sopravvivere nella miseria. Se a ciò aggiungiamo il fatto che il cepo medio (bassa borgesia), si stia “proletarizzando”, capiamo che il dato è molto allarmante.

Eliminando quasi tutte le possibilità di auto-sufficienza, è difficile per questi paesi liberarsi dagli enormi debiti. I banchieri continuano a divulgare la falsità che i loro piani di emergenza siano piani di salvataggio; non dicono, però, che il cappio attorno alla gola dei paesi è sempre più stretto. La finanziaria “Help” è destinata esclusivamente ad aiutare le banche e gli investitori che hanno dato prestiti ai paesi in difficoltà. L’unico problema che incontrano le banche è come mascherare i loro piani alle popolazioni dei paesi in difficoltà, segno che vi sono ancora persone che condannano il comportamento di banchieri, governanti, speculatori e creditori, e vogliono resistere contro di loro.

I partiti liberali, democratici ed europeisti perseguono tutti gli stessi obiettivi: privatizzare le infrastrutture pubbliche di base e vendere in anticipo fonti di reddito futuro.

I governi, volontariamente o meno, devono arrendersi alle volontà ed alle esigenze del capitalismo finanziario. Se un governo non callabora con l’UE ed il FMI, questi prenderanno gli estremi necessari a far cadere il governo, per poi piazzare un tecnocrate al potere. I governi, quindi, diventano semplici marionette della finanza, la quale usa il debito pubblico come leva per eliminare qualsiasi sicurezza nazionale, sottrarre attività e proprietà alla gente. Poco a poco ci stiamo ritirando in un sitema medievale di caste e classi guidate da leggi finanziarie che diventano più importanti di ogni diritto pubblico e comune, anche se tali leggi della finanza vanno contro il pubblico interesse.

Le opportunità per le banche di strozzare i paesi non sono mai state grandi come al giorno d’oggi. Quindi i banchieri sono trepidanti di fabbricare i prestiti necessari ad “aiutare” i paesi in difficoltà. I finanziamenti dell’UE  mantengono i paesi nell’UE giusto il tempo di permettere a banchieri, speculatori e capitalisti di riporre i loro soldi altrove. Una volta rimossi i loro soldi da questi paesi, non gli importa se il paese cade in bancarotta.  Fino a quando l’ipotesi di una transazione verso la vecchia moneta nazionale, ormai svalutata, sia diventata una realtà, il paese deve attuare una politica di diminuzione dei salari e di taglio della spesa pubblica (ad eccezione dei pagamenti per il settore finanziario, ovviamente). A causa di ciò l’occupazione si riduce e le persone che hanno ancora un posto di lavoro riescono a malapena a sopravvivere con i loro sudati salari.

La più grande vittima dei tagli e delle svalutazioni stabilite da questi paesi è l’operaio, il cui prodotto -il lavoro- diventa inutile. Il lavoro è il principale fattore interno di spese, se il salario non può essere diminuito dalla svalutazione interna (dovuta alla disoccupazione, a cominciare del settore pubblico, che finisce per diminuire i salari), alla fine resisterà alle svalutazioni delle monete comuni. Questa guerra europea dei creditori nei confronti dei paesi in difficoltà si trasformerà in lotta di classe.

Tuttavia, per realizzare queste riforme neoliberiste, la pressione straniera è necessari ad aggirare i parlamenti nazionali. Non tutti i paesi cooperano passivamente per vendere al di fuori gli interessi dei popoli.

C’è però qualcosa di ancora peggio che essere sfruttati dai Moloch del nostro tempo, vale a dire l’assenza di sfruttamento. Non è più necessari sfruttare , “grazie” alla globalizzazione., che rende facile per le società trasferire le produzioni in paesi dove la manodopera è più conveniente. Dopo tutto il principio del profitto è diventato il principale regolatore morale di quest’era.

I politici ci dicono che come paese abbiamo bisogno di una crescita economica e di incrementare i profitti. Questo deve accadere a tutti i costi, ogni anno, i numeri lo devono dimostrare e non può essere soggetto ad alcuna discussione. Gli unici che, in realtà, beneficeranno di ciò, sono i capitalisti.  Il capitalismo finanziario sa come ingannare il pubblico e dire alla gente che il principio del profitto sia l’unica logica, che è il senso della nostra esistenza e la garanzia per la democrazia. La maggior parte delle persone non resistono a questa nozione e sono condizionate a pensare che libertà e libero mercato siano, in qualche modo, la stessa cosa.  Non c’è più lotta; si crede che le circostanze attuali e future siano insormontabili, naturali ed inevitabili.
L’occupazione ed il lavoro costituiscono il fondamento della nostra civiltà occidentale moderna. Abbiamo disperatamente bisogno di aggrapparci a ciò che è diventato il mito più gettonato della civiltà moderna, ovvero il progresso, la crescita e la prosperità. La gente non vuole capire che la crescita economica non può essere eterna.

Viviamo in un sistema marcio e completamente fallito, mantenuto in vita artificialmente, facendo sì che possa essere esercitato su di noi un metodo dittatoriale e tirannico, dove la coesione sociale è compromessa. I nostri politici continuano a mentirci e a crearci falsi nemici, per renderci ciechi verso il vero nemico, ovvero il libero mercato ed il capitalismo finanziario. Siamo diventati una civiltà di schiavi e la maggior parte di noi non se ne rende nemmeno conto.

Noi non abbiamo alcuna voce in capitolo circa la nostra economia o le misure economiche che vengono adottate per combattere la crisi. Queste sono imposte dall’UE e dal FMI, gli strumenti degli oligarchi. Abbiamo perso la nostra sovranità e l’autonomia economica, il nostro esercito e la nostra politica. Non viviamo in un paese democratico, siamo schiavi degli oligarchi economici. Tutti i paesi occidentali hanno enormi debiti, che sono costretti a pagare con gli interessi agli investitori stranieri, i quali sono reputati più importanti  dell’economia nazionale.

Il vero significato di libero mercato è che tutto è sotto la direzione dei grandi banchieri. Il libero mercato porta solo ad un mercato monopolizzato dalle aziende privatizzate che tengono in mano tutti i servizi di base, in modo che si possano determinare i prezzi senza alcuna interferenza da parte dei cittadini. Tutta la proprietà pubblica finisce nelle mani di speculatori che creno una nuova forma di schiavitù. Il neo-feudalesimo si profila all’orizzonte come una minacciosa realtà.

Tutti i piano di emergenza e fondi “salva-stati” vengono adottati solo per salvare le banche, o almeno i banchieri, dal disastro. Secolari stati-nazione vengono sostituiti dalle economie stabilite dai banchieri.
L’economia è diventata una vera e propria forma di guerra. Proprio come per le conquiste militari, l’obiettivo è quello di controllare tutto e di imporre la propria volontà. Questo è ciò che il capitalismo finanziario sta facendo al giorno d’oggi. La guerra dichiarata ai proletari è già quasi vinta, senza il bisogno di impiegare un qualsiasi esercito o altre forme convenzionali di aggressione. Tuttavia, i paesi attaccati sono devastati come se fossero invasi da un vero e proprio esercito.

Il capitalismo finanziario ha acquisito abbastanza potere da imporre l’idea che la lotta per l’autodeterminazione dei popoli e la resistenza contro le pretese cosmopolite del capitalismo di imporre tagli sul lavoro sia un male per il nostro popolo. I debiti che non potranno mai essere rimborsati pesano sulle spalle della gente, senza che questo possa fare qualcosa a riguardo.

La BCE rende impossibile l’uscita dalla crisi come nazioni autonome. I paesi europei, semplicemente, non hanno più una banca nazionale. Tutto il potere finanziario è nelle mani della BCE. Il settore pubblico è stato ceduto a banche commerciali estere sotto il controllo di speculatori. I politici, così facendo, minano i principi del libero mercato, perché le uniche società che sopravvivono in questo clima finanziario sono le multinazionali. L’economia è finanzia rizzata e le economie pubbliche sono state privatizzate.

Le banche, all’interno dei paesi soggetti ad austerità, non si pongono alcun problema ad aumentare le depressione e portare i cittadini a vendere le loro terre e le società, abbassare il tenore di vita e così via. Questo porta ad un processo in cui il denaro ed il potere sono concentrati nella parte superiore della piramide economica. Si è più volta dimostrato, ed è sotto gli occhi di tutti, che le persone più ricche non vengono minimamente impoverite dalla crisi economica, anzi. I miliardari diventano ancora più ricchi, ed il loro capitale cresce a dismisura. Questa è la dittatura dei più ricchi ai danni della Terra e di tutti i suoi popoli.
Il problema è che il credito è il debito, e il debito deve essere pagato con gli interessi. Quando un paese deve pagare interessi, rimane meno denaro da spendere in beni e servizi. La nostra economia si sta trasformando in un incubo, in cui i debiti creati dai politici e dai banchieri vengono pagati dai cittadini. I nostri politici ci tengono legati con il cappio all’Euro e siamo costantemente vincolati alle politiche di “buona riuscita” dell’Euro. Tutti in Europa dovrebbero rendersi conto che in questo modo la svalutazione interna e l’inflazione sono inevitabili.

La storia ci dimostra che la svalutazione e l’iperinflazione interna portano inevitabilmente alla rivoluzione. Siamo tutti in grado di vedere ciò che sta succedendo in paesi come Grecia, Spagna e Portogallo, dove i mercati stanno crollando e la disoccupazione è dilagante: le masse scendono in strada per resistere ed insorgere! Ai governanti non è mai importato di salvare la nazione e la sua gente, ma solo di fare interessi privati.

Il capitalismo finanziario cerca di dividere le forze rivoluzionarie. Dobbaimo unirci contro il vero nemico, invece di combatterci l’un l’altro. I tempi sono maturi per la rivoluzione, dobbiamo prenderne coscienza e prendere in mano le armi a nostra disposizione. Non possiamo più lasciarci condurre come vittime al macello, ma dobbiamo iniziare la lotta. E’ tempo di liberare i nostri popoli dalla tirannia del capitalismo e del neoliberismo. Non solo per noi stessi e per il nostro futuro, ma anche per tutte le generazioni che varranno.

Fonte: Netwerk Nationale Socialisten / Vrije Nationalisten Noord-Brabant

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